giovedì 3 luglio 2014

Da crisalide a splendida farfalla!

"Invogliala a cambiare il mondo”. Facile? E’ uno spot, certo, ne ha tutto il calibro. Ma non potrebbe essere anche una miccia per modificare anni di stereotipi? Trasmette un entusiasmo immediato e contagioso
la pubblicità di un colosso delle telecomunicazioni americano di cui si sono impossessati da qualche giorno i social network
. Sembra suggerire una via semplice per aiutare tante meravigliose farfalle a uscire dalle loro crisalidi.
C’è una bimba, nello spot: Samantha. La sua vita raccontata attraverso momenti e frasi semplici e comuni, che vogliono essere attenzioni rivolte a lei dai genitori e invece si trasformano in coltelli. Inibizioni istantanee delle sue inclinazioni. “Chi è la mia bella bambina?” “Tesoro, non sporcare il vestitino”. “Fai attenzione con quel trapano, meglio se lo dai a tuo fratello…”.
Quante volte ci ritroviamo a frenare le nostre figlie se si arrampicano, si rotolano, si sporcano, si impegnano in qualsiasi attività “maschile”?
Insinuazioni che suggeriscono. Gesti d’affetto, certo, parole innocenti, ma possono davvero scoraggiare le ragazze dall’esplorare i propri interessi, scoprire il mondo. Tagliando progetti e passioni. E’ così che Samantha, animata dalla curiosità per la natura, gli animali, l’astronomia, finisce col rinunciare a un concorso di scienze: esce di scuola con le amiche, passandosi il rossetto sulle labbra.

Negli Stati Uniti, ci informa la National Science Foundation, citata dallo spot, il 66% delle bambine alle scuole elementari dichiara di amare la matematica e le tecnologie, ma poi solo il 18% degli studenti delle facoltà di ingegneria è femmina. Quanto gioca l’appoggio delle famiglie, l’influenza di amici e coetanei? In Italia le donne si iscrivono in massa ai corsi di laurea umanistici (l’80 per cento), mentre alle facoltà scientifiche non superano il 30 per cento  e a ingegneria sono solo il 21 per cento. Per non parlare della carriera: meno di un ricercatore su tre è donna, una dottoranda su 4, nelle più alte cariche accademiche in campo scientifico la presenza scende all’11% e meno del 3% dei premi assegnati nelle discipline scientifiche è conferito a donne: 16 su 500.
Ma a scuola le ragazze ottengono nelle materie scientifiche risultati pari a quelli dei ragazzi, lo ha chiarito anche l’ultima indagine Pisa dell’Ocse. Solo che, poi, una ragazza che frequenta un istituto superiore ha 3 volte meno probabilità rispetto a un compagno maschio di iscriversi a una facoltà scientifica. Pesano gli stereotipi, dicono gli esperti: “I genitori, gli insegnanti e la società nel suo complesso, nutrono preconcetti fuorvianti che scoraggiano le giovani dallo studio della scienza”, recita un’analisi elaborata da l’Oreal e Unesco.
Quanti segnali, quante limitazioni ha registrato una donna che ha archiviato la sua passione per numeri, dimostrazioni, provette?
Ecco dunque l’appello: non sprechiamo occasioni per dire a una ragazza che ha talento. Lodiamo la sua intelligenza, il coraggio, le idee. A una bambina dite che è brava, forte e bella. E che se vuole può cambiare il mondo.
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